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©2025 Parrocchia di Sant'Agabio - Novara . All rights reserved.

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Corso Milano 27

28100 Novara

La Chiesa Parrocchiale della Madonna del Rosario

La chiesa parrocchiale di Sant'Agabio si affaccia oggi sulla piazza monsignor Brustia.

 È in stile neo-romanico, a tre navate, con finestre oblunghe lungo le navate laterali e finestre rotonde sulla facciata.

 Durante i lavori di restauro della chiesa parrocchiale eseguiti nel 1975-76 dalla scuola del Beato Angelico di Milano diretta da monsignor Vigorelli, sono state anche realizzate dalla ditta Grassi di Milano le artistiche vetrate.

Entrando in chiesa si è subito colpiti dall'armonia e dalla luce che filtra attraverso le finestre colorate, il cui significato si basa su un preciso disegno teologico.

Il rosone centrale, posto sopra l'ingresso principale, ha al centro il simbolo trinitario e vuol rappresentare Dio nel momento della creazione.

Le otto vetrate di forma circolare, poste nella parte superiore, sono state studiate appositamente per illustrare il tema della creazione, così come viene presentato dal libro della Genesi.

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La Chiesa prima dei restauri del 1975

La facciata della chiesa Oggi

Le sette vetrate situate nelle navate laterali, nella loro immediata linearità, presentano una suggestiva interpretazione simbolica dei sacramenti. Esse, con diverse tonalità di colori, conferiscono alla chiesa un'atmosfera densa di raccoglimento.

Nella navata di sinistra troviamo raffigurati il Battesimo, l'Eucarestia, l'Unzione degli infermi e il Matrimonio.

Nella navata di destra sono invece rappresentate la Cresima, la Penitenza e l'Ordine.

La fabbrica della chiesa risulta dall'integrazione della parte settecentesca, campanile, coro e presbiterio, con la parte nuova, più ridotta rispetto alle dimensioni che un coro e presbiterio così grandi avrebbero presupposto.

 La facciata in mattoni, con inserti ornati in pietra artificiale, è alta m. 20 ed è divisa in tre sezioni, corrispondenti alle navate. La cappella del presbiterio è chiusa da balaustre e presenta due amboni, interventi entrambi eseguiti nel 1962, unitamente al pavimento.

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Il campanile

L'altare Maggiore

La navata centrale

L'altare  maggiore, in stile barocco, situato al centro della cappella e isolato dal muro, è certamente la costruzione più pregevole contenuta nella chiesa. Fu trasportato dall'antica chiesa parrocchiale presso i bastioni e risale probabilmente agli anni fra il 1706 e il 1709.

Al centro dell'altare è collocato un grande crocifisso in legno, opera del professor Fornara di Borgomanero. Quest'opera d'arte fu commissionata nel 1964 per ricordare i venticinque anni di sacerdozio del parroco monsignor Eugenio Lupo.

Nell'abside a forma circolare è sistemato il coro, con stalli in legno posti su due file.

Agli estremi delle navate laterali si trovano le cappelle dedicate alla Beata Vergine del Rosario, patrona della parrocchia, e al Crocifisso.

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L'altare di San Francesco

Il Crocifisso Ligneo

L' Altare della Madonna del Rosario

L'altare della Madonna, progettato dal padre francescano Giovanni Maria Tognazzi, originario di Sant'Agabio e realizzato nel 1962; è in marmo bianco e nella parte superiore è composto da tre nicchie con statue.

La Madonna del Rosario, al centro, è opera del Sella (1824 -1902), allievo a Varallo del Terrioli e per molti anni insegnante di intaglio e plastica all'Istituto Bellini di Novara; le statue di sant'Antonio e san Giuseppe ai lati sono in legno e provengono dalla val Gardena.

L'altare a nord trovò la sua sistemazione definitiva con la collocazione del gruppo statuario prodotto a Ortisei in val Gardena, raffigurante San Francesco che abbraccia il Crocifisso , donato delle terziarie francescane nel 1926 in occasione del settimo centenario della morte del santo.

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Nella  cappella della Madonna del Rosario  è visibile un quadro, di autore anonimo, raffigurante sant'Agabio rivestito degli abiti per la celebrazione dell'Eucarestia.

 Ai piedi del santo vescovo ci sono due angeli i quali tengono in mano l'uno un calice con l'ostia eucaristica e l'altro un turibolo. Dalla forma della cornice si potrebbe dedurre che fosse una pala d'altare ma non si può stabilire da quale chiesa o altare provenga.

Nella navata centrale e sulla parete di fondo sono dipinti sette affreschi di cui cinque rappresentanti scene della vita di sant'Agabio e i due centrali rappresentanti i santi e beati della Diocesi di Novara.

Questo ciclo pittorico è opera di Mazzucchi ed è stato realizzato negli anni 1946-47.

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Sant'Agabio celebra l'Eucarestia

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In questo affresco il Vescovo Bescapè , San Giuseppe Maria Gambaro, Sant'Adalgiso, il Beato Pacifico e la Beata Panacea

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La predicazione di Sant' Agabio alle genti

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Sant'Agabio guarisce un idropico

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In questo affresco San Giulio, San Lorenzo, San Gaudenzio , San Giuliano e il  Beato Ferrini

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Sant'Agabio è consacrato Vescovo

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Un particolare curioso: nell'affresco  qui sopra riportato che raffigura la traslazione di sant'Agabio in cattedrale, posto sopra il portone principale, uno dei portatori del feretro è don Francesco Brustia e uno dei presenti don Vincenzo Bairate.

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Documento custodito presso la Sacrestia della chiesa che riporta la costruzione della chiesa e Don Bairate, primo parroco di Sant'Agabio


Lapide a ricordo del giorno di consacrazione della chiesa

Fra le reliquie che si conservano nella Chiesa parrocchiale di Sant'Agabio il pezzo di maggior interesse è certamente il reliquiario contenente il braccio e la mano destra di sant'Agabio, che viene esposto in occasione della festa il 10 settembre.

La separazione di questa reliquia dal resto del corpo del santo, trasferito in duomo per volere del vescovo Cadulto nell'890 circa, risalirebbe al medesimo anno ma non esistono documenti di nessun genere che attestino quest'affermazione.

Il braccio, posto in un reliquiario a sè stante, rimase nella parrocchiale di Sant'Agabio fino al 1553 quando per ordine del Vescovo Cardinal Morone fu trasferito in cattedrale.

In un inventario delle suppellettili della chiesa parrocchiale compilato dal parroco Andrea Tettoni nello stesso anno il reliquiario viene descritto come avente forma di braccio di rame dorato, con la mano in argento.

 

Nel 1740 l'Università dei mercanti donò il reliquiario attuale.

 

Il 2 gennaio 1637 i sindaci e consiglieri dei mercanti avevano infatti deliberato di scegliere sant'Agabio come loro patrono. Essi avrebbero celebrato la festa il 10 settembre nella cappella dedicata al santo in cattedrale e in quel giorno le botteghe sarebbero rimaste chiuse, avrebbero esposto lo stendardo del santo e fatto l'offerta della cera al cappellano e ai canonici.

 

Era inoltre in previsione la commissione di un quadro rappresentante il santo da tenere nella sala del consiglio. Con un decreto del 15 luglio 1637 Filippo III approvava questa decisione e l'8 settembre il vicario generale della Diocesi, Niccolò Leonardi approvava la supplica inoltrata dai sindaci dell'Università, Nicola Pellizzari e Bernardino Legnano.


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In un inventario del 1779 si legge che in quell'anno il reliquiario era conservato nella sacrestia del duomo, insieme ad altre reliquie del santo: "Un braccio d'argento tutto lavorato con ornati dorati con due cristalli con un anello d'oro con entro un topazio giallo, in cui si conserva il prodigioso braccio del nostro protettore Sant' Agabio; la quale teca è stata donata dall'università del mercimonio di codesta città l'anno 1740. Il tutto munito di sigilli, con astuccio di legno coperto di pelle".

Per tutto l'Ottocento il reliquiario fu uno dei più venerati; in tempo di necessità o di pericolo si esponeva o si portava in processione. L'ultima ricognizione della reliquia fu fatta nel 1879. Sul sigillo posto in fondo al reliquiario è ancora distinguibile lo stemma di monsignor Stanislao Eula.   Dal 1927 la reliquia è ritornata nella chiesa parrocchiale.

Il 29 settembre 1926 la Fabbriceria della chiesa di Sant'Agabio aveva inviato al vescovo una supplica al fine di ottenere la restituzione del corpo del santo patrono.

Il vescovo aveva interpellato il capitolo della cattedrale il quale nella seduta del 14 gennaio 1927 aveva espresso parere negativo alla consegna del corpo e favorevole alla restituzione dell'insigne reliquiario del braccio.

Il 20 gennaio il capitolo inviò al vescovo una lettera che riportava il parere dei canonici e nello stesso giorno mons. Castelli la inviò al parroco.

Il 29 aprile con grande solennità il vescovo, accompagnato dal penitenziere della cattedrale, don Pietro Coffano e, dal rettore del seminario ,don Carlo Stoppa, consegnò il reliquiario a don Bairate.

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